La Separazione dalla Prospettiva del Bambino

La separazione dei coniugi è un fenomeno così diffuso da non avere più la capacità di sorprendere. Apprendere dello scioglimento di una famiglia significa ormai osservare uno dei due possibili esiti di un’unione, come tirare una moneta, testa o croce.

Questo significa che la società ha subito una vera e propria mutazione, che la cultura delle persone rispetto alla famiglia è profondamente cambiata e che l’accesso alla scelta di separarsi viene assunta con più facilità rispetto ad un tempo.

Per i bambini, nonostante l’elevata frequenza con cui assistono nel loro ambiente a situazioni di separazione, la digestione di questo fenomeno non è semplice e per loro rappresenta ancora uno degli eventi più critici della loro esistenza.

Infatti il loro cervello non si è ancora adattato a ciò che nella società è cambiato molto rapidamente, non si è ancora abituato (cosa che potrebbe accadere nel futuro per effetto dell’evoluzione) a considerare la divisione come un esito non solo normale ma nemmeno probabile, motivo per il quale ancora organizza il loro sviluppo psicologico, relazionale, emotivo, identitario sul bisogno di riferirsi a due genitori. | genitori (insieme) sono TUTTO IL LORO MONDO.

Questo suggerisce che prima di separarsi dal partner sarebbe ideale poter pensare a come questo potrebbe impattare sul bambino e attrezzarsi per fare due cose: creare le condizioni per poter impattare il più dolcemente possibile e sostenerlo nella caduta, dando per scontato che una caduta ci sarà:

1) La prima ha a che fare con RICONOSCERE CHE | SUOI BISOGNI SONO DIVERSI DA QUELLI DEI GENITORI; ciò che fa stare bene l’adulto nella maggior parte dei casi rappresenta per il bambino un passaggio stretto. Quindi scaricare la rabbia davanti al bambino, insultare e denigrare il partner, delegittimarlo, escluderlo dalle interazioni sono comportamenti che hanno l’effetto di disintegrare il mondo del bambino, in diversi modi.

2) La seconda invece ha a che vedere con la consapevolezza che, anche se il bambino non dice nulla, non si lamenta, pare “sostare” nella nuova dinamica, LUI HA UN PENSIERO SULLA QUESTIONE E NON PUO’ NON SOFFRIRNE. Parlare con lui, non lasciare spazio ai non detti, chiedere cosa pensa della situazione che si è creata, non comunicare le specifiche motivazioni che hanno condotto alla scelta, non mettereli in mezzo alle discussioni, sono comportamenti semplici da attuare che salvano la salute psicologica del bambino.