La ricerca internazionale
L’affidamento condiviso: le ricerche internazionali ne confermano la validità per le famiglie separate. Molto frequente in Europa, solo nel 3% dei casi in Italia.
L’affidamento materialmente condiviso – physical joint custody – detto anche affidamento o collocamento paritetico prevede che il bambino – o l’adolescente – resti non più di 2/3 e non meno di 1/3 del tempo con ciascun genitore. Questa tipologia di affidamento comporta, perciò, che il figlio passi quasi lo stesso tempo con entrambe le figure genitoriali, evitando lo sbilanciamento eccessivo a favore di un genitore a discapito dell’altro.
Questa forma di affidamento è molto frequente in alcuni paesi europei nei quali viene disposta ormai da molti anni: Belgio, Francia, Danimarca e Spagna e prima ancora la Svezia. In Italia, al contrario, risulta una scelta abbastanza residuale: fino a qualche anno fa rappresentava meno del 3% del totale.
Come mai questa sostanziale differenza? Come mai in Italia si opta per un collocamento prevalentemente presso un solo genitore? Dal punto di vista psicologico, cosa cambierebbe per il figlio? Ma, soprattutto, l’affidamento con ampi tempi di frequentazione con entrambi i genitori può rappresentare la soluzione più appropriata per il figlio?
In altre parole, la presenza di due case in cui trascorrere la propria quotidianità tutela il benessere del figlio? O, invece, lo espone ad una confusione eccessiva e allo sviluppo di instabilità relazionali e affettive?
Ci si trova, dunque, di fronte a questo dilemma: far prevalere il diritto del figlio alla stabilità abitativa (vivere in una casa presso il genitore prevalente e frequentare l’altro genitore in minore tempo) oppure far prevalere il diritto a mantenere il rapporto costante e continuativo con entrambi i suoi genitori, anche dopo la separazione della coppia (vivere in due case alternate presso entrambi i genitori).
Per dipanarsi di fronte a questi interrogativi può essere utile volgere lo sguardo verso quei Paesi nei quali l’affidamento paritetico è ormai una decisione consolidata del Giudice. Numerose ricerche si sono occupate negli anni di testare il benessere dei figli collocati in modo paritetico con l’uno e l’altro genitore (Bergstrom M., 2018; Turenen J., 2015; Fransson, E et al, 2016; Nielsen L. 2014, 2017). I risultati non pongono dubbi in merito: questo tipo di collocamento appare la migliore forma di famiglia separata. I figli, infatti, attuano comportamenti più adeguati alle norme scolastiche e al contesto dei pari, hanno un livello di autostima maggiore, testimoniano maggiori soddisfazioni riguardo le proprie relazioni familiari e presentano buoni livelli di benessere. Al tempo stesso, i genitori rilevano piacevolmente l’acquisizione di spazi e tempi per sé stessi nella sfera lavorativa, sociale, extra-familiare; si percepiscono meno stanchi e più in grado, quindi, di concentrarsi e di porsi in ascolto e sintonizzarsi efficacemente sui bisogni dei figli.
I benefici di una simile forma di affidamento appaiono numerosi: il primo fra tutti è la responsabilizzazione concreta di entrambi gli adulti nell’esercizio della propria genitorialità, con un riequilibrio di ruoli e impegni. Il fatto che il figlio passi tanto tempo con l’uno quanto con l’altro permette di superare la distinzione tra genitore prevalente e quello periferico – non collocatario. Un altro beneficio è il recupero per il figlio della quotidianità con entrambi i genitori, impedendo lo smarrimento della figura paterna: ri-condividere spazi e tempi della giornata all’interno della routine familiare permette di rinforzare i legami, promuovere la comunicazione, riappropriarsi di luoghi affettivi-simbolici entro cui crescere ed esercitare il ruolo di monitoring genitoriale. Inoltre, il collocamento paritetico può diminuire l’esperienza di stress dei figli, preoccupati per il genitore assente o di assumersi la responsabilità di cura del genitore single collocatario.
Inoltre, l’accesso alle due famiglie di origine (paterna e materna) avviene, con questo tipo di collocamento, in modo più fluido ed è dunque nelle condizioni di poter contare sulla rete familiare, amicale e sociale di entrambi i genitori in modo continuativo e costante.
Il collocamento paritetico, dunque, può rappresentare una soluzione appropriata nei casi di famiglie separate e dovrebbe essere, dopo opportuna analisi di fattibilità, una scelta maggiormente proposta e attuata anche in Italia.
Dr.ssa Giada Pisani
Psicologa – Psicoterapeuta
Psicologa Giuridica