Pediatria e Bigenitorialità

In Italia il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) garantisce l’assistenza pediatrica primaria attraverso la figura del pediatra di famiglia, punto chiave del lavoro pediatrico è l’azione di prevenzione soprattutto nell’ambito dello sviluppo infantile.

Una recente ricerca ha evidenziato come il ruolo del pediatra di famiglia nei primi mesi di vita dei propri assistiti sia proprio di counselling e di supporto ai neo-genitori nella crescita dei figli (1).

Sono ormai numerosi gli studi che mostrano come le malattie dell’adulto dovrebbero essere viste come disturbi dello sviluppo, che iniziano nelle prime fasi di vita dell’individuo e come sia possibile ridurre le disparità sociali, la povertà, il maltrattamento riducendo le esperienze stressanti nell’ambito dell’infanzia, in particolare della prima infanzia.

L’Accademia Americana di Pediatria (AAP), punto di riferimento per la maggior parte delle Scuole di Pediatria, sostiene da molto tempo che i pediatri si debbano pensare e di conseguenza debbano agire come sentinelle delle sviluppo sano del bambino, proprio in considerazione del ruolo strategico che rivestono nel mondo dello sviluppo infantile, contribuendo in questo modo a divulgare, informare, diffondere nuove strategie finalizzate al benessere del bambino e della famiglia (2).

Può capitare che il pediatra sia messo a conoscenza dalle madri, molto meno dai padri di separazioni imminenti o di conflittualità della coppia e la preoccupazione del genitore è che i bambini ne possano soffrire, la richiesta talora esplicitata è come gestire sul piano emotivo/relazionale la separazione e le conflittualità che ne derivano.

Il più delle volte la richiesta non ha questo grado di consapevolezza ed è una richiesta generica di cosa possa determinare alla salute dei bambini un’eventuale separazione.

Le situazioni dove lo stress è palpabile e addirittura misurabile sono quelle in cui sono coinvolti i servizi sociali, gli avvocati, i giudici, i periti, i mediatori familiari, molte figure che tentano di risolvere ciò che la coppia non è riuscita a risolvere. Quando capita di ascoltare dalle madri, ma a volte anche dai padri le loro vicende divenute per forza di cose vicende giudiziarie, ci si rende conto che il bambino
minorenne non esiste, è l’oggetto del contendere in termini di ore, minuti, luoghi, ma non è proprio considerato nel suo esistere come persona con suoi diritti e i suoi doveri.

Alcune volte si assiste ad un uso strumentale di tutte le pratiche preventive che ruotano intorno alla salute dei figli, ad esempio ci sono coppie che quando andavano d’amore e d’accordo hanno sottoscritto il loro no alle vaccinazioni per il loro figlio e qualche tempo dopo in fase di separazione hanno dichiarato di aver assecondato la volontà di uno dei due coniugi (poco importa se la salute del figlio non fosse stata tutelata).

In altre situazioni si assiste all’uso strumentale di una pratica nobile, utilissima alla salute dei figli quale è l’allattamento al seno al fine di non consentire ai padri di stare coni figli dopo essersi separati.

C. Panza (3) sostiene che il miglior modo di aiutare il bambino è aiutare i genitori ed il miglior modo per raggiungere i genitori è attraverso il bambino. La posizione del pediatra nelle cure primarie è privilegiata: costituisce un piccolo osservatorio delle dinamiche della società, può valorizzare l’impegno reciproco dei genitori nella cura del bambino e sostenerli nelle difficoltà che incontreranno, svolge un ruolo chiave nel proporre programmi di sostegno alla genitorialità per entrambi i genitori, ma deve ridurre la distanza tra
quello che la letteratura sullo sviluppo infantile ha evidenziato e quello che ancora non viene attuato nell’ambito dell’ambulatorio pediatrico.

Dr.ssa Vincenza Briscioli

Pediatra di famiglia