La Mediazione a Supporto della Bigenitorialità
La mediazione accoglie le persone in modo incondizionato e crea un terreno comune che permette alle parti di esporre i propri bisogni nel rispetto dell’altro.
Il mediatore, facilitando la comunicazione, aiuta la coppia ad abbassare il conflitto e a iniziare un dialogo costruttivo e produttivo. Lo fa all’interno di un’arena che non è più quella familiare da cui la coppia sta uscendo, ma è uno spazio protetto, neutro, fuori dal giudizio, all’interno del quale gli ex coniugi riconoscono che non sono più una coppia ma fanno comunque parte di una famiglia e hanno diritti,
doveri e responsabilità nei confronti dei loro figli.
Questo riconoscimento va a beneficio della bigenitorialità. Che cosa significa? Significa che nella nuova arena del conflitto che è un luogo neutro e di reciproco ascolto, la coppia realizza l’empowerment ovvero la capacità di scegliere e di decidere con autonomia e consapevolezza. Gli ex coniugi si riappropriano del potere di organizzare e stabilire le nuove regole della famiglia rispettando le necessità dei figli. Agiscono come genitori consapevoli per accompagnare i figli attraverso il nuovo percorso che hanno scelto tenendo conto delle loro peculiarità, dei loro bisogni e delle loro emozioni.
All’interno della mediazione familiare la coppia genitoriale impara nuove tecniche di approccio al conflitto che sono funzionali alla bigenitorialità e allo sviluppo della famiglia nel periodo post separazione. La parola conflitto, in questa nuova chiave, non ha più un’accezione negativa, ma assume un’accezione positiva diventando un’opportunità di confronto che permette di riconoscere i bisogni dell’altro e di essere contemporaneamente consapevoli dei propri limiti, dei propri bisogni e dei propri interessi. Ed è partendo da questo riconoscimento che si crea la base per vivere una genitorialità piena e consapevole che tenga conto delle necessità dei figli.
Anche in mediazione civile le coppie raggiungono la medesima consapevolezza. Solitamente arrivano per risolvere un conflitto relativo alla divisione della casa coniugale o per questioni attinenti alle attività lavorative che hanno in comune. Ma, quando si toccano certe questioni, vengono inevitabilmente coinvolti anche i figli e gli aspetti che li riguardano. E non è raro che le parti o i loro avvocati, chiedano l’ampliamento dell’oggetto della mediazione nel tentativo di trovare un “accordo tombale” che regoli tutta la riorganizzazione familiare post separazione, compresa la genitorialità. Ed è per questo che, in casi simili, è utile che il mediatore civile abbia anche una preparazione in mediazione familiare. La mediazione civile, infatti, è funzionale alla gestione dei conflitti in generale, mentre la mediazione familiare usa tecniche funzionali alla gestione dei conflitti all’interno della famiglia. Si tratta sempre di mediazione e di
gestione del conflitto, quello che cambia è l’approccio del mediatore e il titolo che assume l’accordo finale. In mediazione civile, infatti, l’accordo ha valenza di titolo esecutivo e gli avvocati ne attestano e certificano la conformità alle norme imperative e all’ordine pubblico. L’accordo raggiunto in mediazione familiare, invece, deve essere consegnato ai legali che si occuperanno di tradurlo nel linguaggio giuridico utile all’omologazione in tribunale.
La mediazione, che sia civile o familiare, grazie alle sue peculiarità e allo spazio di confronto che mette a disposizione della coppia, è un valido supporto alla bigenitorialità. Aiuta infatti gli ex coniugi a trovare una nuova strategia comunicativa che, passando attraverso l’ascolto e il riconoscimento dei bisogni reciproci, permette di garantire ai figli la stabilità di un nucleo familiare saldo anche nel periodo successivo alla separazione.
Dr.ssa Lucia Di Palermo
Mediatrice familiare e Psicologa